domingo, 13 de marzo de 2011

Alemanno riabilita il fascismo




Per lei il fascismo fu il male assoluto?
«Non lo penso e non l'ho mai pensato: il fascismo fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale».

Ora: se Gianni Alemanno fosse uno storico marxiano, o cattolico, o liberale, e volesse approfondire la distanza culturale tra il nazismo - che per comodità potremmo definire come "il male assoluto" - e il fascismo, mettendo in risalto tutti i punti di non contatto fra i due regimi, il suo discorso avrebbe un senso e io lo leggerei pure con interesse e passione. Perché anche io sono convinto che tra i due regimi, il peggiore per l'umanità sia stato il nazismo. E tuttavia, questo non significa che il fascismo italiano sia stato un fenomeno positivo o poco negativo, così come lo stalinismo - per me sempre inferiore al nazismo come conseguenze prodotte - non lo si possa considerare bene solo in quanto "leggermente meno violento" del nazismo. Il punto, è che Gianni Alemanno non è uno storico. E' un politico ieri neo-fascista e oggi, teoricamente, post-fascista, sebbene conservi sempre la croce celtica delle SS Charlemagne al collo. E nella sua posizione di politico miracolato, io fossi in lui mi asterrei proprio dal dire qualunque cosa che possa essere letta come una riabilitazione del regime più sanguinario e atroce che abbia mai preso piede nel nostro paese.

In che senso? 
«Fu un cedimento al nazismo e al razzismo biologico, che non era nelle corde iniziali del fascismo».

Le corde iniziali del fascismo erano, in effetti, non di razzismo biologico: si ammazzavano di botte le persone sulla base delle loro idee, come accadde per Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci e tutti gli altri politici e pensatori in disaccordo con il Duce. Pensatori che erano bianchi e italiani, quindi della stessa etnia dei fascisti. Volete mettere?
Però un certo antisemitismo è serpeggiato anche dentro l'Msi... 
«Nella mia esperienza, dentro l'Msi di Giorgio Almirante, chi era antisemita veniva espulso». 

Bugiardo. Ma bugiardo in modo profondo, un bugiardo ipocrita, codardo e vergognoso. Chiunque abbia avuto un fratello o una sorella iscritti al Fronte della Gioventù, l'associazione giovanile dell'MSI nella quale militava anche Alemanno, sa perfettamente che l'antisemitismo e l'antisionismo erano, assieme all'omofobia e al pregiudizio anti-negro, il cemento ideale e filosofico di quell'area politica. Io nel FdG avevo un fratello, un cognato, una sorella e tutti i loro amici. Dico solo che al di là dei saluti romani, un modo quotidiano per loro di salutarsi era il grido nazista "Sieg-Heil!" che - mi ci gioco la qualunque - anche il signor Alemanno ha esclamato a pieni polmoni almeno un milione di volte.

Può sostenere che non ci fosse nemmeno antisionismo? 
«Adesso l'antisionismo è una variante dell'antisemitismo. Ma nell'Msi, allora, si faceva una certa confusione e c'era una maggiore indulgenza». 

Eh sì, allora si faceva una certa confusione. Invece oggi, per il sindaco di Roma, è tutto chiaro

Juan Pablo Ramirez Garcia 
Electronica de Estado Solido

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